LIONS CLUB TERAMO
Distretto 108 A - Circoscrizione III - Zona A

Anno Sociale 1999-2000


Il Prof. Arles con il Presidente Ripani




Nerone e la Domus Aurea

Nerone, ultimo imperatore della dinastia Giulio-Claudia, ha una scheda anagrafica piuttosto movimentata ed un curriculum prestigioso. Ricordiamoli brevemente. Lucio Domizio Enobarbo (così fu chiamato alla nascita) era nato nel 37 d.C., figlio di Gneo Domizio Enobarbo e della pronipote di Augusto Agrippina Minore (Giulia Agrippina). Costei, nel 48, sposò in seconde nozze suo zio, l'Imperatore Claudio, che nel frattempo aveva eliminato la moglie Messalina. Agrippina cercò subito di agevolare la carriera politica del figlio di primo letto. Dapprima lo fece adottare da Claudio e ne mutò il nome in Nerone Claudio Cesare, poi fece insediare nelle cariche più importanti uomini di sua fiducia, infine fece sposare Nerone con Ottavia, figlia di primo letto di Claudio. Quando la successione all'imperatore era ormai certa, ma sembrava tardare, Agrippina intervenne di persona con un'abbondante porzione di funghi velenosi che spedirono repentinamente Claudio all'altro mondo (54 d.C.). Nerone aveva 17 anni e, senza contrasti, venne eletto Imperatore dai pretoriani. D'altra parte era sotto la guida di un precettore prestigioso come il filosofo Seneca.

I primi cinque anni del principato di Nerone furono considerati uno dei periodi più felici dell'Impero. Ma dopo l'uccisione di Agrippina, nel 59 (uccisione che lo stesso Seneca considerò una necessità per la sicurezza dello Stato), Nerone iniziò un governo dispotico. Soddisfece anzitutto il capriccio di sposare Poppea, dopo il divorzio da Ottavia e la sua eliminazione. Il malumore già presente nei cittadini esplose però nel 64, allorchè un vasto incendio distrusse buona parte di Roma. Si sospettò che l'incendio fosse stato appiccato da Nerone poiché l'imperatore, in una folle esaltazione, ne aveva goduto dall'alto di una torre cantando sulla cetra la distruzione di Troia. L'accusa comunque fu fatta ricadere sui cristiani che subirono così la prima persecuzione.

Nella ricostruzione della città, Nerone volle una reggia di splendore inusitato: la Domus aurea. Essa occupava gran parte di tre dei sette colli di Roma, il Palatino, l'Esquilino e il Celio. Il grandioso progetto venne realizzato in soli quattro anni. Nel frattempo si verificarono però cospirazioni (soffocate nel sangue), la ribellione di importanti provincie, l'abbandono del sostegno da parte del senato e dei pretoriani. Questi eventi avevano reso del tutto insostenibile la già precaria situa- zione. A trentun anni Nerone, non riuscendo a vedere alternative, si uccise con l'aiuto del suo segretario.

La Domus aurea, per damnatio memoriae (perenne condanna dell'ideatore) subì molto presto smembramenti, ristrutturazioni e varie destinazioni. Già dodici anni dopo (80 d.C.), sull'area dello stagno artificiale al centro della reggia neroniana, fu inaugurato da Tito il Colosseo. Circa venticinque anni più tardi l'architetto Apollodoro di Damasco compì una notevole trasformazione di tutta la struttura per la sistemazione del foro e delle terme di Traiano. Della Domus aurea, trasformata poi nel corso dei secoli in cava per materiali da costruzione, si erano perse le strutture e la visione generale dell'imponente complesso. Dopo le distruzioni e le rapine medievali non restavano che cumuli e grotte sotterranee, in cui qualche "tombarolo" aveva reperito dei cimeli. Nel 15° secolo, l'esplorazione di queste grotte da parte di molti artisti, ed in particolare degli allievi di Raffaello, indusse allo studio ed alla riproduzione di affreschi e stucchi della Domus aurea neroniana. Gli studi proseguirono e vennero poi utilizzati da numerosi artisti in tutto il Rinascimento: intrecci di fiori, frutti, teste o figure di uomini, animali, esseri fantastici che, dai luoghi in cui erano stati copiati, presero il nome di "grottesche".

Negli ultimi decenni la ricerca archeologica nell'area della Domus aurea ha fornito una grande quantità di reperti. Il Prof. Arles ha mostrato in episcopia (le diapositive non sono ancora disponibili) una serie interessantissima di immagini e di rilievi. La planimetria della zona finora studiata è grandiosa, mentre gli affreschi, i soffitti, gli stucchi, tutti ben conservati, risultano di rara bellezza: essi sono riferibili al "quarto stile pompeiano", detto "fantastico".

Molti i complimenti al relatore. Numerosi gli ospiti, tra cui il Presidente di Circoscrizione Berardi ed il Delegato di Zona Strozzieri, che hanno porto il loro saluto al Club ospitante.